L’ANPI DI MESSINA AL QUARTO CONGRESSO DELL’UDU
Presentiamo qui l'intervento di Dario Cannata, delegato dall’Anpi di Messina a rappresentarla al quarto congresso dell’UDU (Unione degli Universitari) che si è svolto il 22 agosto u.s. presso l'aula dell'Accademia dei Pericolanti (Rettorato) dell’Università di Messina, con una cospicua partecipazione di studenti e ospiti in rappresentanza di associazioni, sindacati, partiti e movimenti:
“Buongiorno a tutti e grazie dell'invito. Mi chiamo Dario Cannata, ho 22 anni e sono uno studente fuori-sede (anche se mi sono sempre sentito "in sede" pur nelle altre città in cui ho vissuto e studiato). Oggi sono qui non solo in veste di studente ma anche in qualità di tesserato e, in questa sede, portavoce, dell'ANPI di Messina, di cui sono sempre stato - da quando l’età me lo ha concesso - orgogliosamente parte. Con me, qui, oggi, c’è anche il presidente dell'ANPI provinciale Giuseppe Martino.
Mi sarebbe piaciuto raccontare la mia esperienza di fuori-sede e farlo parlando delle ragioni della mia "migrazione" iniziale e dei motivi che mi hanno spinto a restare "fuori". Ma sento il bisogno, anche per il "ruolo" che rivesto in questa sede, di entrare nel merito di una tematica che credo sia altrettanto urgente. Tematica che mi preoccupa e che riguarda il panorama politico italiano. Preoccupazione comune, visto e considerato che l’argomento è stato affrontato da quasi tutti gli interventi che hanno preceduto il mio.
Mi preoccupa poco che ci siano movimenti politici - probabili vincitori della prossima tornata elettorale - che direttamente o indirettamente esprimono un certo sentimento di nostalgia dei regimi di ieri, sepolti dalla storia. Mi preoccupa molto di più che quegli stessi partiti oggi strizzino l'occhio ai regimi ibridi del PRESENTE, di OGGI, e si alleino con quei partiti che dei regimi del passato non hanno mai rinnegato il metodo, e anzi ne lodano il merito.

Una delegata
Parlo, facendo "nomi e cognomi", dell'ultradestra spagnola di Vox, con cui FdI ha siglato un'alleanza patriottica, che tra le sue fila ha soggetti che erano esponenti, fino agli anni 90, della Falange Spagnola, una formazione politica neofascista che mantiene il nome dell'unico partito esistente durante la dittatura di Franco.
Parlo della vicinanza tra Lega e FdI da un lato e Orban dall'altro, il pioniere della democrazia illiberale europea, che in Ungheria ha instaurato un sistema dove l'informazione è sotto controllo governativo, dove i giudici sono stati mandati in pensione dal governo per essere rimpiazzati da una schiera di giovani e plagiati fedelissimi. E che, in parallelo con la Polonia, sta via via erodendo lo stato di diritto. Si pensi alle leggi anti-LGBT o - entrando nel merito di un aspetto più vicino al grande tema dell'incontro di oggi - all'appiattimento dei programmi scolastici. Sapevate che in Ungheria, dal 2019, i libri di testo non possono più essere pubblicati da editori privati? Nelle scuole pubbliche ungheresi entrano solo libri pubblicati dal Centro Statale dello Sviluppo dell’istruzione (Ofi). Vi suggerisce niente? Com'è comune fare ora, "vi sblocco un ricordo": anno scolastico 1930-31, il Ministero dell'Educazione Nazionale introdusse nella scuola elementare italiana il Testo Unico di Stato. Differenze? Poche. Nel 2021 il Parlamento di Budapest ha approvato un disegno di legge che intende consegnare le università statali a fondazioni private i cui curatori saranno scelti dal governo fra le figure più gradite al primo ministro, provocando una reazione di condatta dell'UE.
Ora: non siamo qui per dirci come stia messa l'Ungheria e quanto sia brutto Viktor Orban. Ma menziono quello che sta succedendo in altre parti d'Europa perché nella prossima tornata elettorale molte forze politiche, le quali stravedono - e non mancano di eloggiarli, quando se ne presenti l'occasione - per i modelli che stanno impostando altrove.
Quindi perché essere qui oggi? Perchè i regimi non nascono dal nulla. E, cosa ancora più raccapricciante, perché i regimi necessitano di essere legittimati, almeno in un primo momento. E quando parlo di "regimi", non mi riferisco al Fascismo o al Nazismo o al Franchismo: è, ovviamente, una nuova forma di regimi, che partono tutti e comunque dall'individuazione di un nemico. Sono regimi perché chi i regimi li instaura sa come plasmare, governare, l'immagine della realtà. E il primo passo per plasmare l'immagine della realtà è attraverso il linguaggio. Quante volte avete sentito le espressioni "propaganda gender" o "lobby lgbt"? Queste due espressioni sono prive di ogni significato logico-gnoseologico. Sono state inventate per definire un nemico. Per conferire a questo nemico un apparente potere ("lobby"), quindi una minaccia. E cosa fai quando c'è una minaccia? Ti difendi. Ma se non conosci la minaccia - visto che ti hanno convinto che ci sia, ma tu non sai cosa sia - cerchi qualcuno che possa difenderti. Ed ecco che emerge il protettore, il difensore. Così nascono, anche, i regimi.
Quindi perchè essere qui? Perché non ci possiamo permettere di adagiarci sulla passività informativa e formativa. Perché è necessario conoscere, è necessario essere consapevoli e rendere consapevoli, battersi contro i tentativi di limitazione degli spazi democratici - vedasi limitazione del voto - e degli spazi d'incontro.
E chiudo, non voglio rubarvi altro tempo.

Il nuovo esecutivo
Grazie per averci invitati qui oggi e grazie per questo spazio di dialogo. C'è sempre bisogno di parlare e di parlarsi, perchè nel dialogo, che include tanto l'incontro quanto lo scontro dialettico, entra in gioco quella frizione creativa che permette la crescita. Questo è uno spazio di democrazia, è uno spazio di formazione. E il solo essere qui significa attivamente combattere ogni forma - nuova o vecchia - di totalitarismo, di fascismo (in senso lato), perchè stiamo estirpando alla radice una delle fonti di nutrimento dei regimi: l'ignoranza consapevole.
Grazie a nome mio e di tutta l'ANPI di Messina.”