Laura Mariana Marrelli, una giovane fotografa

di Dominga Carrubba - Laura Mariana Marrelli è la giovane fotografa ospitata alla galleria d’arte messinese Spazio Macos con la personale “Identità spezzate” a cura di Mamy Costa ...

Laura Mariana Marrelli, una giovane fotografa

In arte “Lamarrelli” è l’artista che fotografa il presente, guardando verso il passato, custode del tempo come valore, e il futuro quale fotogramma del “qui ed ora” in divenire.

Le foto di Laura Mariana Marrelli testimoniano ed interpetrano il presente nel segno di Giano Bifronte, la divinità romana del passaggio e del cambiamento, raffigurata con due volti, che guardava verso il passato ed insieme il futuro.

Infatti, le opere fotografiche esposte compongono una suggestiva narrazione dello spaziotempo che corre in perfetta connessione di byte indifferenti verso le identità individuali, trovandosi massificate, spersonalizzate, spezzate e rivolte ad un perfettismo falsificato dal conformato consenso noncurante dell’unicità che distingue l’individuo.

Lamarrelli proietta il mirino della macchina fotografica sulla quotidianità rigenerata dalla diversità arricchente ed inclusiva che abita i nonluoghi affollati on the road, proponendo il filo rosso che connette l’anima e il pensiero per una vita che non rinnega l’imperfezione, perché ogni cammino è l’esito d’inciampi alla stessa maniera di una foto sfocata.

Chi è la mosca?” Si legge sulla foto rivelatrice del pensiero dell'artista.

Siamo tutti noi che perseveriamo a camminare bendati, non vedendo ciò che guardiamo.

Forse, come una delle ragazze fotografate, dovremmo reimparare a guardare ad occhi chiusi, ritrovando la via dei valori fra i quali il tempo, disumanizzato tutte le volte in cui si sovrappongono le emozioni rincorrendo likes and dislikes in un falso primato.

L’intervista

"Ho scoperto la Leica; è diventata il prolungamento del mio occhio e non mi lascia più .... Fotografare è [...]" (Henri Cartier Bresson)

Henri Cartier Bresson aveva una sua definizione sul “fotografare”. 

Vuole essere Lei a continuare la frase con sue riflessioni sul significato personale e sul valore collettivo del “fotografare”?

Fotografare è rendere tangibile e oggettiva un'idea.

Non importa che tale idea abbia un valore metaforico-simbolico o che il semplice fine dello scatto sia l'immortalizzazione del momento appena vissuto.

Tutti noi abbiamo delle idee che vorremmo esprimere; c'è chi le esterna attraverso poesie, suoni, movimenti, e chi preferisce le arti visive, come appunto la fotografia stessa.

È difficile definire cosa sia esattamente la fotografia, in quanto è possibile utilizzarla sia in ambito scientifico (difatti molteplici scoperte in diversi ambiti sono riconducibili alla fotografia, basti pensare alla microfotografia e alla astrofotografia), che una forma d'arte e di espressione.

Assume anche importante valore storico, in quanto possiede una considerevole forza divulgativa di cronaca.

Bisogna però prestare molta attenzione, in quanto la fotografia può essere un'arma a doppio taglio: è facile decontestualizzare o falsificare un'immagine e usarla a scopi propagandistici.

Quale momento nel corso della sua vita ha sollecitato la fotografia come forma di espressione artistica?

Sono stata in prima persona molto soggetta al messaggio principale che i social media trasmettono a sempre più generazioni.

Guardando intorno a me, improvvisamente ho avuto la sensazione che il mondo, le persone che avevo attorno, si stessero omogeneizzando, uniformando sempre di più.

Era come se stessero puntando a una specie di "perfezione", imitando quello che vedevano sui loro schermi.

Ciò vale anche per la fotografia stessa: la cosiddetta "perfezione" prevede l'applicazione di canoni rigidi che vanno seguiti per filo e per segno.

Ma ciò implicherebbe che tutte le immagini finirebbero per essere uguali, monotone, senza carattere.

È quasi come se stia nascendo la paura dell'errore, ma la vita è sinonimo stesso di imperfezione.

Il perfettismo della nostra epoca sta limitando la creatività degli artisti, non permettendogli di esprimersi al meglio per paura di essere criticati.

Per questo motivo ho deciso di intraprendere questa strada e di usare l'imperfettismo come soggetto delle mie opere, sperando di poter incoraggiare altre persone a fare lo stesso.

Quali tecniche predilige per la sua fotografia?

La considera più descrittiva, copia del reale, o piuttosto concettuale, vale a dire divulgativa di un messaggio?

In questo periodo sto focalizzando la mia attenzione sulla street photography, in quanto mi permette di catturare l'essenza della vita nella sua formulazione più pura.

La mia attenzione è rivolta non a creare una composizione artificiale, bensì a catturare la realtà dei diversi mondi.

Ciò non significa che il mio modo di fare fotografia sia una mera copia del reale, infatti il mio obbiettivo è quello di trasmettere le esatte emozioni che ho provato durante lo scatto, enfatizzando certi colori e contrasti.

Il contrasto è, per me, un elemento cruciale, in quanto la vita stessa è un susseguirsi di contrasti; se c'è un'ombra, deve per forza esserci anche una luce.

Il messaggio che vorrei far arrivare a chi guarda le mie fotografie è quello dell'imperfettismo: la perfezione è, di per sé, un concetto assolutamente innaturale e impossibile da raggiungere. L'arte è un riflesso della società, difatti viviamo in un'epoca storica che presuppone la finta perfezione come requisito per raggiungere il successo.

Siamo circondati da false realtà, divulgate specialmente grazie ai social media, che incitano ancora di più a creare una nuova immagine di noi stessi, fittizia in quanto cerchiamo di raggiungere l'irraggiungibile.

Se fotografare ferma l'attimo, allora si potrebbe considerare la foto come linguaggio tipico della cultura contemporanea orientata al 'qui ed ora'?

Tutte le forme d'arte sono state, fin dall'inizio dei tempi, un riflesso dei diversi contesti socio-economici e culturali.

La fotografia è una tecnologia molto versatile; conosciamo una varietà infinita di stili e applicazioni di essa in campi che riguardano tutti i settori tangenti alla vita umana e non, a partire dalla microfotografia fino all'astrofotografia.

Inoltre, al giorno d'oggi chiunque possiede una fotocamera sempre a portata di mano: l'avvento degli smartphone ha permesso la maggiore distribuzione e creazioni di fotografie in tutto il mondo.

Per quanto qualcuno possa eventualmente considerare banale quest'ultimo aspetto, è grazie a questa ubiquità che riusciamo ad analizzare la società odierna.

Affermava Henri Cartier Bresson:

“[…] Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento.

Basterebbe vivere la sola vita donataci ritenendola un fotogramma non ripetibile, per evitare di essere mosche schiacciate dal cieco conformismo.