Manola: dal romanzo al teatro

di Francesco Saija -
Il cartellone di prosa del “Vittorio Emanuele”, dal 14 al 16 aprile, ci ha regalato un bel momento di teatro con, sulla scena, Nancy Brilli e Chiara Noschese.
Una interessante versione teatrale di un’opera della scrittrice Margaret Mazzantini che abbiamo potuto apprezzare nella piéce scritta per Sergio Castellitto.
La commedia “Manola”, per la regia di Leo Muscato, tratta proprio dal romanzo della Mazzantini ha coinvolto il pubblico del teatro e è stata prodotta da Michele Gentile.
Le due bravissime protagoniste, hanno fatto rivivere sulla scena la trama del romanzo.
Una bellissima storia al femminile, una riscoperta e una pubblica confessione dell’interiorità femminile che si muove, come tutte le cose umane, tra la tragedia e la commedia e porta come sempre il pubblico a divertirsi e ridere ma anche a riflettere e meditare.
La storia di due sorelle gemelle: Anemone, interpretata da Nancy Brilli e la gemella Ortensia, che dovrebbe essere il suo opposto, interpretata da Chiara Noschese.
Ma i due fiori femminili, uno colorato ed esplosivo di vitalità (Anemone) e l’altro che a prima vista può sembrare ombroso e rabbioso, quasi un barbagianni notturno (Ortensia), non sono altro che due facce della stessa medaglia. Due aspetti della diversità femminile che riesce a dare speranza all’umanità disastrata della nostra contemporaneità. Ancora una volta il quotidiano che è la vita di ogni giorno di donne e uomini irrompe con forza sul palcoscenico della storia e diventa teatro e pedagogia per tutti noi.
Nelle note di regia si ricorda che “le due per un gioco scenico si rivolgono alla stessa terapeuta dell’occulto e svuotano il serbatoio di un amore solido come l’odio. Ed è come carburante che si incendia provocando fiamme teatrali ustionanti , sotto una grandinata di risate”. Ed ancora – ci dicono le note – “in realtà la Manola del titolo , perennemente invocata dalle due sorelle , interlocutore mitico e invisibile , non è altro che la quarta parete teatrale ( il pubblico ) sfondata dal fiume di parole che Anemone e Ortensia rivolgono alla loro squinternata coscienza attraverso un girotondo di specchi , evocazioni , malintesi , rivalse canzonatorie”.
Nella opprimente e angusta camera d’albero in cui si svolge tutta la scena ( molto bella nella scenografia di Federica Parolini ) i due fiori si vanno trasformando l’uno nell’altro.
Come leggiamo ancora nelle note di regia “come serpenti storditi le due finiranno per fare la muta e infilarsi nella pelle dell’altra”.
Le due donne costituiscono un’unica identità , pur sembrando diverse. Il blu , il porpora e il bianco dell’anemone riescono a incontrarsi e mutare con l’azzurro e il roseo dell’ortensia. Una bella pagina teatrale di femminilità confessata.