L’equità nello sport e nella vita è un valore

L’equità nello sport e nella vita è un valore

di Giovanni Tomasello -

In questi giorni si fa un gran parlare, particolarmente sui social (croce e delizia dei nostri tempi) dell’incontro non ad “armi pari” nel pugilato femminile tra la nostra atleta e quella marocchina.

Non volendo entrare nel merito della competizione specifica del caso, lo sport è un valore e un modo di essere che deve accomunare tutti indistintamente siano essi etero, bisex, o androgini (Inter sex) nel caso della pugile marocchina. E non è il caso di fare discriminazioni come qualcuno si è permesso di esporre pubblicamente (vedi Presidente Meloni) e sui social andando addosso alla pugile marocchina che non ha nessuna colpa se è nata con un cromosoma maschile. A chi diamo la colpa alla natura?  Qua si tratta di accettare e condividere una società che è sempre stata così ma che nel nostro secolo ha finalmente trovato modo di esprimersi sempre nel rispetto dei diritti di tutti. Questo è il nodo: rispettare tutti indistintamente. Si dirà: ma non sarebbe stato un incontro alla pari? Forse. Ma di sicuro dobbiamo rispettare la decisione della nostra pugile che in quel momento si è sentita gli occhi addosso e ha pensato bene di ritirarsi, e rispettare anche la pugile marocchina che ha l’unica “colpa” di essere nata androgina. Peccato che queste olimpiadi che nella loro natura dovevano mostrare i più alti valori della vita (uguaglianza, solidarietà, rispetto, equità) stanno diventando la più brutta pagina dello sport mondiale.