7 Febbraio 2018

Nella memoria è la storia: i ricordi di Dora

di Francesco Saija

Per “Laudamo Show Off”, domenica 4 febbraio è stato presentato, in sala “Laudamo”, il secondo spettacolo della stagione.

Prodotto da Teatro Primo e da Efrem Rock, ha visto Silvana Luppino protagonista del monologo del calabrese Domenico Loddo per la regia di Christian Maria Parisi.

Il monologo, di circa un’ora, è la microstoria di una donna che viaggia, attraverso la memoria e i ricordi, altalenando tra il passato, il presente e un possibile futuro.

In “Dora in avanti”, lo spettatore può anche riuscire a rivedere le proprie esperienze personali e la propria vita di ieri e di oggi, perché nella memoria è la storia.

Senza memoria non può esserci storia e, per alcuni aspetti, le microstorie, proprio perché storie di singole persone o di gruppi, costituiscono grossi accumulatori di energie vitali che danno la possibilità di guardare al presente ma anche al futuro con un minimo di speranza, sia pure spesso tra il dolore e la disperazione.

La storia di Dora Kieslowsky, figlia di padre polacco e di madre italiana, può essere la storia di ciascuno di noi e infatti l’attrice, in alcuni momenti dello spettacolo in cui in sala torna la luce, cerca di colloquiare con il pubblico di donne e uomini che certamente avranno avuto o hanno esperienze simili a quelle di Dora.

Leggiamo nelle note di presentazione che “Dora, in questo monologo teatrale ‘patafisico’ e ‘interattivo’, racconta di sé per parlare del mondo, in una altalena emotiva che va avanti e indietro nel tempo, sospesa com’è tra passato e presente”.

Dora si presenta come donna dolente e sconfitta, per certi versi anche disperata, ma riesce a farlo con grande vigore e vitalità, affermando il proprio diritto ad esistere e forse anche a vincere.

Nel suo colloquiare con gli altri, con altri volti e altre esistenze, si avvale di “ quella scienza immaginaria del nonsenso astruso e bizzarro” che è la “patafisica”, un termine usato dallo scrittore simbolista e surrealista francese Alfred Jarry che è stato l’inventore del personaggio di Ubu ( personificazione dell’uomo imbecille e quindi di grande attualità ) e che visse tra la seconda metà dell’ottocento e i primissimi anni del novecento.

Silvana Luppino, con le sue grandi doti di attrice e con l’ottima recitazione, riesce a bene incarnare il personaggio di Dora e a farne un personaggio universale.

Mi piace sottolineare alcuni momenti del monologo di grande forza drammaturgica : il momento iniziale accanto all’altalena in cui viene esplicitata la grande assenza del padre polacco, i ricordi dell’infanzia e l’attesa di momenti felici mai arrivati, i dialoghi con il pubblico silente e soprattutto il momento dell’apparizione dell’ombra del padre assente e quasi sconosciuto sul fondo del palcoscenico accanto all’altalena.

Da apprezzare le grandi capacità attoriali di Silvana Luppino,  ma il testo andrebbe liberato da troppi argomenti e citazioni che rimangono sospese e non sviluppate.

Ottima la regia e le belle scene di Valentina Sofi che soprattutto con l’altalena, che poi è altalena della vita e riflessione sul passato, sul presente e sul futuro,riesce con una immagine di scena, a spingere verso la riflessione sulle parole del monologo e sulla recitazione anche corporea dell’artista.

Indovinato anche il baule sulla scena. Si tratta di un “classico” della letteratura, del teatro e anche del cinema, che riesce sempre a riportarci ai temi dell’infanzia e a valorizzare sempre la memoria.

Le luci colorate di Gullermo Laurin aiutano molto, nei momenti più incisivi del monologo e riescono a creare movimento sulla scena.

Uno spettacolo piacevole e di livello, certamente apprezzato dal pubblico.