Le peripezie di Pickwick, libero circolo di lettori

Le peripezie di Pickwick, libero circolo di lettori

di Renato Ciraolo -

Le vicissitudini legali, tuttora irrisolte, del Circolo Pickwick hanno un’origine occasionale nella reazione stupita di una coppia di vigili urbani al primo contatto a Piazza Lo Sardo con l’attività dell’associazione che, non assimilabile alle tipologie abitualmente sanzionate, non soggiace alle disposizioni dell’articolo 20 del codice della strada a tutela della circolazione pedonale sul marciapiede.

I due agenti, rintuzzando ogni tentativo di spiegazione sulla natura e le finalità del Circolo Pickwick, hanno prima intimato lo sgombro delle bancarelle, poi minacciato l’illegale sequestro dei libri, infine hanno verbalizzato un’insussistente infrazione nell’indebita applicazione della norma succitata.

Il Circolo Pickwick è il soggetto comunitario di una pluralità aperta di lettori, che ogni domenica per cinque ore su leggeri tavoli pieghevoli, ordinatamente disposti attorno ad un’aiuola e sui margini del marciapiede di Piazza Lo Sardo, scambia libri sottratti al macero o all’abbandono.

Questa modalità di utilizzo dello spazio non deve essere definita occupazione, la quale per l’appunto comporta l’esclusiva disponibilità dell’area concessa all’ utente assegnatario, per assicurargli un beneficio incontrastato.

Purtroppo l’ingiustificata verbalizzazione dell’evidente esercizio di libertà costituzionali, colposamente confuso per riflesso pavloviano  con attività di ambulantato, ha dato avvio ad un crescendo di ostilità culminate nel tentativo di sequestro dei libri il 31 ottobre 2021, nel pedinamento per la registrazione di video pseudo-anonimi, in quanto irrealizzabili senza il concorso di operatori fidati, infine con la diffamazione di mafiosità nella rete mediatica, formalizzata alcune settimane dopo con la denuncia per gravi reati al libraio “zozzone”, individuato senza colpe proprie per la necessità di disporre di una persona fisica, non potendo procedere contro un soggetto collettivo.

Nella documentazione di questi avvenimenti, consegnata alla Procura di Messina, i magistrati inquirenti non hanno saputo riconoscere notizie di reato per avviare le indagini, decretando l’archiviazione del fascicolo con una motivazione cui sfugge la compiaciuta ostentazione di prepotenza istituzionale, d’altronde anticipatamente condonata dalla civica coscienza critica.

Con la recente presentazione della richiesta di avocazione delle indagini, legittimata dalla Costituzione agli articoli 111 e 112, si può confidare di non perdere la possibilità di inferire dalle motivazioni di un’aggressività sproporzionata rispetto all’inconsistenza dell’obbiettivo la condizione etico-politica ogni volta riservata dal potere carismatico al cittadino alienato in esso.

E’ probabile che l’autonomia inattaccabile del Circolo Pickwick sia stata percepita come un’insidiosa eresia per le pretese di un potere alimentato da un consenso per le crociate contro l’appagante bersaglio dell’illegalità di sopravvivenza, condotte con metodi tanto indispensabili al clamore della massa quanto criticabili senza appello.

Alla riflessione sull’inarrestabile depauperamento sociale della nostra città ben si adatta il dilemma se siamo poveri perché siamo schiavi o se siamo schiavi perché siamo poveri, poiché povera e schiava è la città.

Nello svolgimento della quotidiana normalità malinconicamente si sperimenta che il senso civico dei messinesi è agonizzante, al punto che la solidarietà cede all’egoismo aggressivo, e sfiducia e fatalismo rendono indolori ingiustizia e disuguaglianza.

Essendo esseri sociali, gli uomini regolano le loro relazioni con un sistema di istituzioni che coordina tutte le attività ad un articolato svolgimento della complessità.

Se si riconosce il nesso essenziale tra le istituzioni e la formazione della personalità dei singoli, si può ammettere l’interazione tra il loro senso civico e l’ambiente etico e morale della loro convivenza.

A tal riguardo, se oltre la cronaca si va al cuore della vicenda del Circolo Pickwick, consegue a ragione il bisogno esistenziale per ogni messinese, per rispetto di sé e la speranza di riscatto della città da troppo tempo impunemente maltrattata, di esigere a buon diritto dalle istituzioni e dal loro personale:

-di attenersi alla Costituzione;

-di adeguare la loro preparazione umana e professionale al compito di inverarne i principi;

-di garantire a tutti giustizia, senza la quale l’uguaglianza è una beffarda parodia.