Anniversari 2024: Padre Antonio Fermo di Gesso (1574-1635)

Anniversari 2024: Padre Antonio Fermo di Gesso (1574-1635)

di Eugenio Campo -

Il 14 febbraio 2024 è il 450° anniversario della nascita di padre Antonio Fermo, un personaggio famoso nella Messina del ‘600, che il tempo trascorso, soprattutto gli eventi sismici che si sono succeduti, hanno quasi cancellato dalla memoria collettiva.

Nato a Gesso nel 1574, ha fondato nel 1599 la Congregazione di Gesù e Maria. Nel 1600 è stata edificata la prima chiesa della congregazione, presto seguita da altre chiese nelle varie zone della città. Ecco l’elenco in ordine cronologico, con due sole chiese ancora esistenti:

  1. Gesù e Maria in San Giovanni, posizione corrispondente all’attuale villa Mazzini;
  2. Gesù e Maria della Zecca, circa la posizione del cinema Apollo;
  3. Gesù e Maria degli Argentieri, di fianco al Municipio, esiste ancora la via omonima;
  4. Gesù e Maria in San Leone, non lontano da piazza Muricello, esiste la via omonima;
  5. Gesù e Maria delle Trombe, chiesa esistente ma ricostruita più piccola nel 1918;
  6. Gesù e Maria del Selciato, circa piazza del Popolo, esiste via Santa Maria del selciato;
  7. Gesù e Maria di Terranova, nei pressi di piazza Cavallotti;
  8. Gesù e Maria della Vittoria, nella zona tra la chiesa di Cristo Re e il torrente Boccetta;
  9. Gesù e Maria del Buon Viaggio al Ringo, chiesa e confraternita esistenti.

 

La moltiplicazione di confraternite e chiese intitolate a Gesù e Maria è avvenuta anche fuori dalla città: dai casali all’intera Sicilia ed alla Calabria. Un elenco limitato alla provincia di Messina comprende: Monforte San Giorgio e Castroreale con chiese e confraternite tuttora attive; Roccavaldina, Barcellona, Furnari, San Marco d’Alunzio con chiese esistenti; Gesso, Castanea, Rometta, Santa Lucia del Mela, Milazzo e Savoca con chiese diroccate o che hanno cambiato destinazione o semplicemente titolo.

Questa grande crescita realizzata quasi interamente nella prima metà del ‘600, in buona parte nel corso della vita del fondatore della congregazione, non può non avere una correlazione con la forza di attrazione di padre Antonio Fermo, la sua testimonianza, la sua umiltà.

La figura di padre Fermo è oggi nota esclusivamente attraverso le pagine scritte da Placido Samperi nella sua opera del 1644 “Iconologia della gloriosa Vergine, madre di Dio Maria, protettrice di Messina”.

Sono da considerarsi purtroppo perdute due specifiche biografie scritte da illustri personaggi del tempo:

  • Antonino Mirello Mora “Vita di padre Antonio Fermo fondatore della congregazione di Gesù e Maria”, stampata a Messina nel 1655, dal tipografo Giacomo de Mattei;
  • Benedetto Salvago “Vita di Antonio Fermo”, rimasta allo stato manoscritto, nelle parole di Stefano Mauro (rif. “Messina protometropoli della Sicilia” Monteleone 1666) «un grosso volume, non solo contenente la suddetta vita, e con una buona raccolta di miracoli autentici, successi tanto in vita quanto in morte».

E’ lecito ipotizzare che Benedetto Salvago, cavaliere di Malta e dottore in diritto canonico e diritto civile, abbia anche avuto il ruolo di postulatore nella causa di canonizzazione di padre Antonio Fermo. Causa che ha superato la fase diocesana per passare alla fase romana, tanto che nel 1644 il Samperi attribuisce a padre Antonio Fermo il titolo di “Servo di Dio” e Stefano Mauro nel 1666 il titolo di “Venerabile”. Titoli corrispondenti ai primi due passi del processo di canonizzazione, essendo il terzo ed il quarto quelli che portano alla proclamazione con il titolo rispettivamente di “Beato” e “Santo”.

Oltre alle biografie di Mirello Mora e Salvago, tra le cose perdute sono da annoverare il libro “Esercizi e regole della divozione di Gesù e Maria”, stampato a Messina dal tipografo Pietro Brea nel 1623, autore padre Antonio Fermo, e un dipinto con il ritratto dello stesso esposto nella prima chiesa della congregazione in San Giovanni, luogo che ospitava anche la tomba, entrambi cancellati dal sisma del 1908.

Se manca un’immagine di padre Fermo, non altrettanto può dirsi dell’iconografia della Congregazione. Infatti sull’altare maggiore di tutte le chiese Gesù e Maria prendeva posto un dipinto designato con il titolo “Trionfo della Croce”, ispirato da padre Fermo e realizzato per la prima volta da Gaspare Camarda : una grande Croce luminosa al centro, alla destra in piedi Gesù Cristo coperto solo da un mantello rosso, che con la sinistra  indica la piaga del costato e con l’altra mano accenna una benedizione; sul lato sinistro della Croce la Madonna che osserva Gesù, in alto una colomba a simboleggiare lo Spirito Santo e intorno angeli e putti con gli strumenti della passione: la colonna della flagellazione, la corona di spine, il santo sudario della Veronica, i chiodi.

Alla moltiplicazione degli oratori della Confraternita corrisponde ovviamente la moltiplicazione dei dipinti raffiguranti il “Trionfo della Croce”, autori oltre il Camarda altri pittori del ‘600: Giovanni Simone Comandè, Antonio Morrione, Filippo Tancredi, Antonino Alberti detto il Barbalonga, Giuseppe Tomasi, Filippo Jannelli.

E’ auspicabile che il 450° anniversario della nascita di Antonio Fermo induca gli storici alla riscoperta di questo importante personaggio, con un ulteriore sforzo a ritrovare le biografie scritte da Antonino Mirello Mora e Benedetto Salvago, magari cercando negli archivi vaticani la relativa “Positio”. Nello stesso tempo è auspicabile che gli storici locali provino a ricostruire le vicende di ciascuna delle numerose confraternite, perché questo permetterebbe di comporre meglio il mosaico della storia religiosa, sociale e politica del territorio.