“Non esistono elezioni poco importanti: il caso Francia”

“Non esistono elezioni poco importanti: il caso Francia”

di Francesco Vitale -

Domenica 30 Giugno 2024 si è svolto il primo turno delle elezioni legislative in Francia; domenica 07 luglio 2024 vi sarà il ballottaggio e lo scenario del neo-parlamento francese sarà definitivamente ed inesorabilmente chiaro.

Gli interessati alla politica estera si saranno fatte molte domande sui perché di una tale confusione e tensione politica in Francia negli ultimi tempi; con questo scritto si cercherà di rispondere compiutamente e sinteticamente alle numerose domande. Mettetevi comodi.

1) Il Presidente della Repubblica può sciogliere il Parlamento?

La Costituzione francese dà piene facoltà al Presidente della Repubblica di sciogliere il parlamento senza praticamente alcun vincolo, se non di carattere temporale: egli non può sciogliere il Parlamento per più di una volta l’anno e deve semplicemente limitarsi a consultare i Presidenti di Camera e Senato.

2) Come si articola il rapporto tra Presidente della Repubblica e Primo Ministro?

Il Presidente della Repubblica è il capo del potere esecutivo quando è sostenuto da una maggioranza parlamentare; quando così non è, si verifica una situazione chiamata “cohabitation” dove il Presidente coabita con un Primo Ministro di colore politico diverso o diametralmente opposto al proprio; in questo caso è il Primo Ministro a detenere le redini del potere esecutivo e non il Presidente della Repubblica.

Originariamente, il mandato del Presidente della Repubblica aveva una durata di 7 anni contro i 5 dei Parlamentari; ecco perché delle coabitazioni sono già accadute nella storia della Quinta Repubblica francese. Oggi, dopo la riforma voluta dal Presidente Jacques Chirac e approvata dal popolo francese tramite referendum, il mandato del Presidente è stato ridotto a 5 anni rendendo le elezioni dell’Assemblea immediatamente successive a quelle del Presidente, tali da confermare l’esito favorevole del Presidente neoeletto e conferirgli i pieni poteri esecutivi.

3) Perché il Presidente ha sciolto il Parlamento?

Per prima cosa va detto che l’esito delle elezioni europee ci dimostra come non esistano elezioni più o meno importanti, e di come le elezioni europee possano avere un impatto molto forte nella politica interna del proprio Paese, anche se quest’ultime guardano a Bruxelles e Strasburgo. In effetti, il risultato delle ultime consultazioni elettorali è stato un vero e proprio choc per il Presidente Macron: il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen ha ottenuto un risultato mai raggiunto prima, ossia oltre il 31% dei consensi. Uno degli obiettivi del Presidente Macron era quello di disintegrare politicamente il RN; tuttavia, il suo partito ha ottenuto meno della metà dei voti (14,6%), con uno scarto piccolissimo rispetto allo storico Parti Socialiste (13,83%). Emmanuel Macron esce da queste consultazioni fortemente indebolito e senza la forza necessaria per proseguire le sue tanto discusse quanto impopolari riforme, richiedenti una solida maggioranza che gli dia la legittimità giuridica e morale per proseguirle. Dopo il 9 giugno 2024, la forza morale del Presidente è venuta meno e Macron ha deciso di giocare il tutto e per tutto sciogliendo il Parlamento, sperando che le elezioni possano ricompattare l’Assemblea a suo favore o alla peggio dimostrare al popolo francese che lui solo, ad oggi, sia in grado di mantenere la stabilità in un Paese estremamente frammentato, con in aggiunta lo spauracchio di un possibile governo a traino lepenista.

4) Cosa accadrà dopo il ballottaggio previsto per il 07 luglio 2024?

Vi sono sei scenari possibili, sapendo che le elezioni legislative francesi sono il risultato della somma di 577 elezioni locali (collegi uninominali con ballottaggio):

  1. Il RN ha più di 289 deputati quindi ottiene la maggioranza assoluta del Parlamento; Macron sarebbe costretto politicamente di nominare Jordan Bardella (Presidente del RN) Primo Ministro, il quale avrebbe la forza necessaria nell’applicare il programma del suo partito sebbene con qualche limitazione finanziaria e giuridica, poiché il Presidente della Repubblica non resterebbe del tutto inerte e potrebbe bloccare, o quanto meno contenere, determinate politiche estremiste.
  2. Il RN avrebbe una maggioranza solamente relativa, e il partito del Presidente otterrebbe comunque un buon risultato restando il secondo partito in termini di consensi; certamente sarebbe un grave choc per il Paese perché il partito di Marine Le Pen diventerebbe il primo in termini di consensi. Questa ipotesi determinerebbe il caos e l’ingovernabilità poiché anche se Bardella avesse i numeri per poter diventare Primo Ministro, questi non avrebbe i numeri necessari per far passare le proprie leggi dal momento che sarebbe più facile per il Parlamento votare contro che a favore. In questo caso Macron dovrebbe cercare di nominare un Primo Ministro che riesca a compattare il fronte repubblicano, cosa tuttavia assai ardua poiché si tratta di un gruppo estremamente eterogeneo andante dall’estrema sinistra ai conservatori e gollisti.
  • Il Partito di Emanuel Macron ottiene la maggioranza assoluta dei consensi. In questo caso il Presidente sicuramente stapperebbe molte bottiglie di champagne; egli avrebbe i numeri per nominare un Primo Ministro del suo partito che prosegua le sue riforme col vento in poppa. Ad ogni modo, diciamoci la verità: questa risulterebbe l’ipotesi più improbabile ed il Presidente lo sa molto bene.
  1. Il Gruppo di Emanuel Macron ottiene la maggioranza relativa ma con un aumento considerevole di voti per il RN, portandolo al secondo posto nei consensi; Macron otterrebbe una piccola vittoria, se non proprio una vittoria di Pirro, poiché il Presidente dovrebbe trovare (con molta difficoltà) un Primo Ministro che riesca ad avere il sostegno di una parte considerevole dei partiti del blocco repubblicano, cambiando necessariamente il suo programma politico ed aggiustandolo al bisogno, creando anche in questo caso una situazione di instabilità politica.
  2. Il Front Populaire (la coalizione di sinistra) ottiene la maggioranza assoluta dei seggi dell’Assemblea; situazione irrealistica, la quale però mostrerebbe tutte le divisioni presenti all’interno di una sinistra estremamente frammentaria con tesi comuniste, antisioniste e filo-islamiche fino posizioni più moderate di stampo socialdemocratico. Il solito cocktail, insomma. Chi potrebbe essere il Primo Ministro designato dal Presidente? A questa domanda neanche chi vi scrive è in grado di rispondere.
  3. Ultima ipotesi, il Front Populaire ottiene la maggioranza relativa dei seggi del Parlamento; realtà possibile ma, ancora una volta, chi sarebbe il Primo Ministro che riesca ad ottenere una maggioranza parlamentare senza spaccare la coalizione di sinistra, creata in fretta e furia, che li ha portati alla vittoria?

In conclusione, Macron ha certamente scelto la soluzione moralmente più giusta del voto anticipato poiché egli ha oramai palesemente perso legittimità nel continuare le sue riforme strutturali nel proprio Paese. Ma a che prezzo? Egli avrebbe potuto attendere l’autunno, lasciare il tempo agli animi di raffreddarsi ed alle opposizioni di ricompattarsi per avviare una sana discussione interna nei propri partiti e per attuare un migliore dialogo con l’elettorato. Così però non è avvenuto, rischiando un voto di pancia di massa. Il Presidente avrebbe potuto dimettersi, essendo anche lui responsabile della défaite del proprio partito, ma ha preferito agire diversamente sperando di frammentare e mettere in evidenza tutte le contraddizioni presenti nei partiti avversari, col rischio però che il Paese ne paghi un caro prezzo.