Dal 1 gennaio 2023 al 31 agosto 2024, più di 10.320 tra medici, infermieri e altri professionisti sanitari italiani hanno chiesto di lasciare il nostro Paese
Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia,
Umem, Unione Medica Euromediterranea, nell’ambito del Movimento
Internazionale Uniti per Unire, in un momento delicatissimo per il Sistema Salute
italiano, presentano i dati aggiornati della fuga dei professionisti sanitari all’estero,
attraverso le accurate indagini e gli strumenti di informazione a disposizione, tra
cui Radio-Co-mai Internazionale e Web TV Unione per l'Italia (siamo presenti in
oltre 120 paesi del mondo con i nostri rappresentanti corrispondenti). I dati
allarmanti dell’esodo dei medici e degli infermieri che cercano fuori dal nostro
Paese le legittime gratificazioni economiche e di carriera che mancano da tempo in
Italia, arrivano, come sempre, attraverso la voce del Prof. Foad Aodi, leader e
fondatore delle suddette associazioni ed esperto di salute globale.
«Dal 1 gennaio 2023 al 31 agosto 2024, nell’arco 20 mesi, hanno avanzato e fatto
richiesta per conoscere le modalità e le opportunità per lavorare all’estero,
ufficialmente, con una presentazione e una comunicazione arrivata via email alle
segreterie delle nostre associazioni, più di 10.320 professionisti della sanità, di cui
il 54% sono medici, il 31% infermieri , il 10% fisioterapisti e il resto altri
professionisti del nostro sistema sanitario, come Podologi, Logopedisti, Psicologi,
Dietisti, Tecnici radiologi», esordisce Aodi.
«Nel biennio 2021-2022 erano solo 4.700 i professionisti che presentarono
richiesta all'Amsi per lasciare il nostro sistema sanitario, anche perché eravamo in
un periodo davvero delicato in cui non era agevole muoversi per l’Europa e per il
mondo, visto che stavamo uscendo dalla Pandemia. Si può comprendere, di
conseguenza, la natura di tale dato.
C’è da ricordare, però, che già nel periodo 2015-2016, furono già 2200, nel
periodo 2018-2018 furono 3100 ,nel periodo 2019-2020 furono 1200 i
professionisti che si rapportarono con l’Amsi, al fine di prendere informazioni
finalizzate a lasciare il nostro Paese. In quello che era già un particolare frangente
storico, in cui la crisi della nostra sanità cominciava a pesare non poco sulla
serenità dei professionisti, secondo le nostre indagini, era di fatto iniziata la fuga di
medici e infermieri all’estero, sia italiani che di origine straniera.
La maggior parte dei professionisti di questo ultimo periodo sono figure giovani e
quindi all’inizio della carriera, ma già profondamente insoddisfatti del proprio
vissuto quotidiano nella nostra sanità.
L’82% di costoro lavorano nel pubblico, e tra i reparti dei nostri ospedali, da cui
arrivano la maggior parte delle richieste di emigrazione, al primo posto ci sono le
aree di emergenza-urgenza, quindi pronto soccorsi, seguiti da anestesia,
ortopedia, neurochirurgia, chirurgia plastica, traumatologia, pneumologia,
ginecologia, pediatria, dermatologia.
Le regioni ai primi posti per le richieste di fuga, giunte ad Amsi, sono il Lazio, con
l’area di Roma al primo posto, e poi Veneto, Lombardia, Toscana, Sicilia,
Sardegna, Campania, Calabria, Umbria e Trentini.
Per quanto riguarda le preferenze delle nazioni dove vagliare la possibilità di
lavorare, richiedendo di conseguenza, a noi di Amsi, informazioni sulle offerte
presenti, il95% delle richieste riguarda, negli ultimi anni, i Paesi del Golfo, seguiti
da alcuni paesi europei dove palesemente gli stipendi superano di almeno del
doppio i nostri.
Le ragioni che inducono i professionisti che si relazionano con Amsi per valutare di
lasciare la sanità italiana, sono principalmente la stanchezza, il piaga della
medicina difensiva, la scarsa sicurezza economica, le deboli prospettive di carriera
e il rischio sempre più concreto di subire aggressioni, con il 55% dei professionisti
che dichiara di avere subito almeno una volta una volta una violenza fisica o
psicologica.
Come sempre le nostre analisi, continua ancora il Prof. Aodi, non sono mai fini a se
stesse, ma accompagnate da proposte concrete.
Rivolgiamo un accorato appello, in tal senso, e non è certo la prima volta, al
Presidente della Fnomceo, Dott. Filippo Anelli, al Ministro Schillaci e a tutti gli
esponenti del Governo Meloni. Occorre mettere in agenda, concretamente
e urgentemente, tutte le soluzioni e le sinergie possibili per risolvere le numerose
criticità che affliggono da tempo il nostro sistema sanitario.
Le soluzioni e le azioni da intraprendere non sono poche e semplici, dal momento
che siamo di fronte a numerosi deficit eternamente irrisolti, che ci trasciniamo
dietro da anni e che si sono aggravati sempre di più, giorno dopo giorno, a causa
della palese inefficienza delle nostre politiche sanitarie.
Il percorso da intraprendere è ben noto, ed è sotto gli occhi di tutti, come la
battaglia a favore della depenalizzazione dell’atto medico, la necessità di attuare
adeguati strumenti e normative di tutela e difesa della sacrosanta incolumità psicofisica
dei professionisti della salute, alle prese con aggressioni che solo nello
scorso mese di agosto hanno raggiunto l’incredibile media di un episodio al giorno
da Nord a Sud, e ancora coinvolgere maggiormente i professionisti nelle decisioni
e nei percorsi che riguardano l’evoluzione del proprio futuro e della propria
carriera, sostenendo fino in fondo i talenti, le competenze, la forza delle idee. Si
deve lavorare, con progetti concreti, sulla formazione e sul rendere più appetibili le
professioni, incentivando di conseguenza i percorsi di studi e ridonando credito al
ruolo e alla figura dei medici e degli infermieri.
Del resto i nuovi dati sulle iscrizioni ai test di ammissione parlano chiaro e
certificano, nell’ultimo biennio, un pericoloso calo e una disaffezione che vanno
curati alla radice, dal momento che il costante aumento di fabbisogno di cure della
popolazione richiede un indispensabile ricambio generazionale. Mancano le nuove
leve, servono come il pane, dice ancora Aodi.
Occorrono azioni mirate, e l’impegno da parte di tutti, al fine di indurre le
associazioni, gli ordini professionali, i sindacati ad avvicinarsi e a collaborare in
modo proficuo per il bene dei professionisti e della collettività, arginando sul
nascere le controproducenti divisioni e le fratture interne che non ci portano da
nessuna parte, anzi, dice ancora Aodi, rallentano solo il progresso e la crescita
della nostra sanità, a discapito della qualità delle cure per i cittadini, già
profondamente in affanno.
Chi lavora nel pubblico e nelle strutture sanitarie, ovvero il Direttore sanitario e il
Direttore Generale, hanno il dovere di proteggere e coinvolgere maggiormente i
professionisti della sanità, incentivando su tutti le specializzazioni, combattendo la
medicina difensiva e le continue aggressioni, snellendo la burocrazia, in particolar
modo legata alle prove di ammissione, abolendo l'obbligo della cittadinanza per i
concorsi nel caso dei professionisti di origine straniera, prolungando, come
chiediamo da tempo, la data di scadenza del 31 dicembre 2025 del Decreto Cura
Italia.
In questi ultimi 15 anni abbiamo sentito solo slogan e promesse a vuoto, ma
davanti ai nostri occhi non ci sono concreti passi in avanti in una sanità, pubblica e
privata, sempre più nel pieno del vortice della crisi.
Abbiamo assistito solo a chiacchiere da parte di pseudo esperti, ma non c’è stato
alcun miglioramento per arginare almeno in parte la fuga dal pubblico che, di fatto,
negli ultimi due anni, è addirittura aumentata del 35% con i professionisti che si
sentono sempre più svantaggiati e abbandonati a se stessi, così come non
conosce tregua l’escalation delle aggressioni nei confronti di tutti i professionisti
della sanità, sia uomini che donne, con percentuali di aumento del 44% in Italia e
del 45% nel mondo.
Negli ultimi 5 anni sono nate più di 7mila tra agenzie e “pseudo esperti”, con le
loro pagine Facebook e i loro canali social, che affermano di essere specializzati
nel reclutamento di personale sanitario nel mondo, qualificandosi come prestigiose
agenzie di lavoro e di mediazione. Non sono mancate le nostre denunce come
Amsi: bisogna stare attenti, il 60% di agenzie e il 70% di soggetti singoli sono in
realtà “venditori di fumo”.
Molte direzione di ospedali nei paesi del Golfo si sono rivolti a noi per fare
chiarezza, affermando pubblicamente di non aver mai avviato ricerche di personale
interno.
Per questo noi avvertiamo sempre i professionisti di diffidare da queste agenzie,
seguendo, per la ricerca di lavoro, solo ed esclusivamente i canali istituzionali.
Per questa ragione, chiediamo da tempo, al Ministero della Salute, alle Federazioni
di tutti i professionisti della sanità, alle Regioni, a nome di Amsi, Umem e Uniti per
Unire, di aprire con noi un tavolo di concertazione e dialogo, per trovare soluzioni
idonee non solo per arginare le fughe all’estero, creando tutti insieme le condizioni
per convincere i professionisti a rimanere nel nostro Paese, ma anche per fare
chiarezza sui canali adeguati a cui rivolgersi se davvero si vuole emigrare.
Sosteniamo in pieno l’appello del Ministro Schillaci, che ha lanciato l’allarme sulla
fuga e sulla carenza di personale dai pronto soccorsi e dai reparti di emergenzaurgenza,
dove, come abbiamo detto, si registra, ad oggi, la maggiore mancanza di
professionisti.
Ormai arrivati ad un punto di non ritorno, da 15 anni denunciamo questi deficit che
si aggravano di giorni in giorno.
Occorrono politiche sanitarie finalmente lungimiranti per valorizzare
economicamente e contrattualmente tutti i professionisti e soprattutto coloro che,
in queste delicate aree degli ospedali, sono sottoposti, più degli altri, ogni giorno,
allo stress delle battaglie per salvare vite umane e spesso alla lotta contro la morte,
nonché a turni massacranti. Costoro pagano sulla propria pelle, più degli altri, la
carenza di colleghi. Indispensabile è quindi agire per investire sulle elevate
competenze a nostra disposizione, combattendo la disorganizzazione, favorendo
le assunzioni ed elevando, quindi, la qualità del loro lavoro quotidiano, in tutti i
reparti, sia nel pubblico che nel privato».
Così conclude il Prof. Foad Aodi. Presidente Amsi e del Movimento Uniti per
Unire e dell'UMEM, Unione Medica Euromediterranea, esperto di salute
globale, corrispondente dall’Italia per prestigiose testate straniere nonché
membro del Direttivo Aisi, Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti,
direttore sanitario e portavoce della USEM e della Nazionale del Regno delle
due Sicilie, corrispondente dall’Italia per Agenzie di Stampa, giornali e Tv di
Paesi Arabi e del Golfo, nonché docente all’Università di Tor Vergata e già 4
volte Consigliere dell’Ordine di Roma e membro registro esperti della
Fnomceo, e ancora direttore sanitario del Centro Medico Iris Italia insieme al
Dr.Nadir Aodi Podologo coordinatore Commissione Nuove generazioni di
Amsi e Uniti per Unire e vice segretario generale dell'USEM.
Uffi