No Ponte: mobilitiamoci contro la speculazione e il degrado annunciato

No Ponte: mobilitiamoci contro la speculazione e il degrado annunciato

La destra e gli speculatori cantano vittoria, ma c’è ben poco da stare allegri, se non per chi trarrà profitto dall’allungamento della trafila di progettazione e costruzione del Ponte. L’esito della valutazione dell’impatto ambientale è arrivato proprio ieri, una giornata in cui il territorio siciliano è stato flagellato dal maltempo in una misura tale per cui è stato solo un caso se non c’è scappato il morto, a dimostrazione di come gli interventi necessari per Calabria e Sicilia siano altri.

Non ci eravamo fatti illusioni: il contrasto al delirante progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto non può che essere politico, popolare, comunitario. I pur necessari livelli tecnici che nell’ultimo anno hanno generato una mole imponente di osservazioni, criticità e perplessità sulle incongruenze di questo progetto non basteranno, da sole, a chiudere definitivamente i conti con un’opera che si preannuncia devastante sotto il profilo ambientale, sociale ed economico.

Da una parte, era più che plausibile attendersi il parere favorevole rilasciato ieri dalla Commissione Tecnica di Valutazione dell’Impatto Ambientale del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, tanto più con una Commissione Via-Vas infarcita con nomine dell’ultimo minuto di esponenti dei partiti di maggioranza (segno del timore del governo di un pronunciamento avverso).

Dall’altra, però, in attesa di esaminare approfonditamente il testo licenziate dal MASE, le condizioni che la stessa commissione prescrive, ingiungendone l’ottemperanza “perlopiù nella fase della presentazione del progetto esecutivo”, non autorizzano in alcun modo i toni da fanfara con cui le truppe cammellate del centro destra stanno esultando da ieri sera.

Le “condizioni” annunciate dalla Commissione, infatti, riguardano l’ambiente naturale, terrestre, marino e agricolo, impattando sulla progettazione di dettaglio per le opere a terra, relative a cantierizzazione, gestione delle materie, approvvigionamenti, rumore e vibrazioni. In poche parole, mentre viene dato l’ok ambientale alla costruzione del Ponte, allo stesso tempo vengono prescritti interventi massicci di ridefinizione se non addirittura di riscrittura progettuale. Un modo per camuffare quella che è una parziale bocciatura di quanto finora messo nero su bianco dalle società impegnate nella progettazione del Ponte.

Mentre attendiamo di leggere i testi prodotti dalla Commissione, ci sembra evidente che sarebbe irresponsabile in queste condizioni dare inizio ai cantieri “nonostante tutto”, come se le sopra citate condizioni potessero essere messe da parte. Purtroppo, però, il rischio è che Salvini e Ciucci, grazie anche al decreto con cui il Ponte si potrà costruire per “stralci funzionali”, paralizzino e devastino le comunità dello Stretto con cantieri poi destinati a fermarsi.

Occorre vigilare con attenzione e proseguire la mobilitazione popolare affinché i diritti delle popolazioni e la giustizia non vengano calpestati nella cloaca di propaganda e speculazione che da sempre caratterizza questo progetto.

Non siamo alla fine dell’iter. Siamo all’inizio della lotta.

NO Ponte Calabria