Lo sguardo di Greta
di Franco Lorenzoni -
“Non voglio che siate ottimisti. Voglio che proviate la paura che io provo ogni giorno. E poi voglio che agiate. Voglio che agiate come fareste in una emergenza, come se la nostra casa fosse in fiamme. Perché lo è”.
Nell’assoluto sconforto generato dall’esito delle elezioni presidenziali statunitensi, in cui ha vinto chi quattro anni fa aveva aizzato all’assalto del Campidoglio, rinnegando i fondamenti della democrazia, mi sono tornate in mente questa frase e questa foto del 2019, che immortala lo sguardo di Greta Thunberg, rivolto al presidente degli Stati Uniti, incrociato in una conferenza sul clima.
Quello sguardo vale più di mille parole.
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Da una parte la rivolta determinata di una ragazza giovanissima, che a quindici anni iniziò il suo sciopero convinta che “risolvere la crisi climatica sia la sfida più grande e complessa che l’Homo sapiens abbia mai dovuto affrontare”, dall’altra il “me ne frego” cosmico di un vecchio maschio bianco, potentissimo e prepotentissimo, che ha già annunciato che il suo primo provvedimento sarà, ancora una volta, l’uscita degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi. Accordi insufficienti, certo, sottoscritti tuttavia da 194 paesi che si sono impegnati a limitare il riscaldamento globale.
Da una parte i lucidi ragionamenti lungimiranti, l’impegno e le azioni di una ragazza che ha saputo scuotere le coscienze di una generazione in quasi tutto il mondo, dall’altra la menzogna e le false comunicazioni erette a sistema di un potere che nega l’evidenza delle conseguenze catastrofiche della crisi climatica planetaria, che sono sotto i nostri occhi.
Chi educa, e dunque ha necessariamente a cuore il futuro per mestiere, non può che coltivare la ragione, la lungimiranza e lo spirito di rivolta necessari per prenderci cura della nostra casa comune.