“Le intellettuali”: un Molière poco rappresentato

“Le intellettuali”: un Molière poco rappresentato

di Francesco Saija -

L’8 novembre è iniziata, al Teatro “Vittorio Emanuele”, la stagione di prosa.

Il nuovo direttore artistico per la prosa Giovanni Anfuso ha presentato, come regista, una produzione dello stesso Teatro “Vittorio Emanuele “.

Si tratta di un’opera poco rappresentata (almeno in Italia), del grande autore francese del ‘600 Molière, grande protetto del Re sole (Luigi XIV), che può essere considerato come uno degli iniziatori della commedia moderna che guardò moltissimo alla commedia dell’arte italiana.

Certamente il commediografo francese, esercitando anche la grande virtù dell’ironia, fu l’uomo di teatro che in tutti i suoi personaggi, che vivono nella quotidianità del loro tempo, cercò di evidenziare in particolare i caratteri e soprattutto i vizi delle donne e degli uomini del tempo. Ma, trattandosi delle virtù e dei vizi dell’essere umano, possiamo dire che le sue opere sono sempre attuali e universali.

La commedia “Le intellettuali“, presentata a Messina in prima nazionale, non è forse tra le più attuali ma offre spunti di attualità.

Nel mondo di oggi e in particolare nel nostro Paese, gli intellettuali (da alcuni considerati dei “grilli parlanti), scarseggiano o sono completamente afoni.

Magari ci fossero tanti intellettuali! I veri intellettuali potrebbero mettere in discussione e forse anche in crisi i poteri ignoranti e saccenti. Quei poteri, soprattutto quelli politici, che presumono di sapere tutto, ma nulla sanno.

Quando qualche intellettuale, nell’italietta di oggi, cerca di parlare, viene “oscurato” come è accaduto recentemente con lo scrittore Scurati.

Ma, torniamo all’opera di Molière prodotta dal nostro Teatro per la regia di Giovanni Anfuso.

La commedia si apre con un prologo del capo famiglia, interpretato con grande maestria attoriale, dall’attore Giuseppe Pambieri, sempre giovane sulla scena, che diventa il vero protagonista di un’opera che è collettiva.

Bravissima la figlia d’arte Micol Pambieri nel ruolo della moglie e di grande impatto drammaturgico il momento in cui legge su un libro d’epoca “L’elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam.

Molto brave tutte le attrici e tutti gli attori. In particolare le due figlie Henriette e Armande rispettivamente interpretate dalle attrici messinesi Roberta Catanese e Isabella Giacobbe.

Notevoli anche gli interpreti maschili Giorgio Lupano e l’attore messinese Eugenio Papalia, sincero e amabile innamorato.

Una commedia molto contrastata tra donne e uomini, tra giovani e anziani “in un contesto – come leggiamo nelle note di regia – in cui i giovani protestano contro gli anziani, le mogli contro i mariti, le serve contro i padroni, insomma ‘tutti contro tutti ‘…come se la follia avesse definitivamente vinto sulla ragione, l’ingiustizia sulla correttezza, l’ipocrisia sulla verità“.

Dal lavoro traspare certamente il problema della necessità della libertà della donna rispetto al potere maschile, ma viene anche fuori una certa misoginia pur esistente nel bravo Molière.

Sono convinto che la vera cultura non è potere anzi è sorgente di tutte le liberazioni, mentre sono potere l’ignoranza (in particolare quella politica), il maschilismo e il militarismo che oggi imperversano.

Lo spettacolo comunque è stato ben costruito, anche nella scenografia di Andrea Taddei e nei bellissimi costumi multicolori di Riccardo Cappello.

Come ho già scritto attrici e attori sono stati perfetti, tranne qualche grido di troppo delle due sorelle all’inizio.

Una spettatrice mi ha chiesto perché è stata scelta questa particolare opera di Molière.

Non ho potuto rispondere perché non è mia competenza. Uno spettacolo comunque interessante perché è sempre opportuno conoscere lavori teatrali che spesso rimangono nei cassetti, mentre ogni opera di teatro è giusto che prenda vita sul palcoscenico lasciando spazio alla critica e alla riflessione degli spettatori che amano il teatro e sono gli unici giudici.