Contro i No MUOS a Niscemi, prima gli idranti e poi le armi chimiche al CS

di Antonio Mazzeo

Se l’uso dei gas CS fosse ordinato da un ufficiale nella sanguinosa guerra in Ucraina, ci troveremmo di fronte a un crimine gravissimo contro l’umanità; violando la Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche firmata a Parigi nel 1993 ed entrata in vigore nel 1997, quel militare sarebbe chiamato a rispondere dei suoi atti di fronte al Tribunale penale internazionale all’Aja.

L’Italia ha ratificato la Convenzione che bandisce la produzione e l’uso di armi chimiche in ogni scenario bellico con la legge n. 496 del 18 novembre 1995. I gas CS vengono però utilizzati dalle forze dell’ordine per reprimere le manifestazioni di protesta: dalla Val di Susa alla Sicilia, passando dai tragici fatti del G8 di vent’anni fa a Genova, il lancio di lacrimogeni con il velenoso composto chimico è divenuto una costante “tossica” della malagestione dell’ordine pubblico da parte delle forze di polizia, in un clima di impunità nonostante le palesi violazioni di diritti fondamentali e inalienabili.

L’ultimo attacco con armi chimiche al CS è avvenuto domenica 7 agosto a Niscemi (Caltanissetta) ai danni dei pacifici manifestanti No MUOS che si erano dati appuntamento per chiedere lo smantellamento delle tre grandi antenne del sistema di trasmissione satellitare che governa tutte le guerre globali delle forze armate USA. Trecento attivisti siciliani hanno dato vita a un tranquillo corteo tra i sentieri prossimi alla grande installazione militare sorta all’interno della riserva naturale “Sughereta”: uno scenario, purtroppo, ormai sempre più simile alle regioni desertiche del Sahel anche per le recenti devastazioni del patrimonio arboreo e per gli incendi volutamente appiccati.

All’arrivo di fronte all’ingresso della base del MUOS, una ventina di giovani ragazze e ragazzi hanno avuto l’ardire di avvicinarsi al cancello principale per batterlo al ritmo di un canto contro le guerre e la militarizzazione. Aldilà del cancello, in tenuta antisommossa, innumerevoli agenti di polizia con tanto di video-operatori al seguito e gli immancabili funzionari in borghese della digos. E ancora più dietro l’invalicabile “muro” dei cellulari-blindati della Polizia di Stato e un grande camion con cannoni-idranti sfollagente. Poi ad un tratto, senza alcun preavviso e/o ordine ad allontanarsi, dagli idranti esplodono violenti getti di acqua contro i volti, il petto e le gambe dei giovani distanti un paio di metri e contro i manifestanti e gli operatori dei media che assistono più distanti all’azione.

Avvinghiati al cancello, i giovani resistono per alcuni minuti al furore degli idranti. Poi, tutti insieme, decidono di mollare le prese e, inzuppati fradici, tentano di allontanarsi dalla base del MUOStro per raggiungere i compagni. Ma i celerini sono più veloci nel lanciare i lacrimogeni, colpendo un paio di loro alla schiena. I lacrimogeni sprigionano un irrespirabile fumo grigio che si condensa in una nube fissa a non più di due metri dal suolo: il gas non evapora per le enormi quantità di acqua disperse dagli idranti.

Quattro lacrimogeni li abbiamo visti cadere a poca distanza, ma quelli lanciati dagli agenti di PS potrebbero essere stati il doppio, forse una decina. Accanto mi ritrovo l’involucro integro di un candelotto. Riporta la scritta Artifizio a frammentazione per lancio a mano a caricamento lacrimogeno al C.S. Lotto 3-SIMAD-21. Ancora il maledetto gas CS, lo stesso utilizzato per disperdere un’altra pacifica manifestazione No MUOS nell’agosto del 2020. Quel composto chimico velenoso lo conosco bene, ci avevo scritto un lungo articolo proprio dopo l’ignobile atto poliziesco-repressivo di due anni fa. Continua in: http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2022/08/contro-i-no-muos-niscemi-prima-gli.html