Testimonianza dal lager di Ain Zara
Ci sentiamo in dovere di mettere in prima pagina questa comunicazione. Da una fonte diretta

Si tratta di un nostro caro amico, MAAZIN MOHAMMAD ADAM IBRAIM DEEN, nato il 05/05/2007, è un ragazzo di 15 anni. È originario del Darfur, è dovuto scappare ed è arrivato in Libia, ha vissuto a Gargaresh, quartiere di Tripoli, e dopo i raid della polizia libica di inizio ottobre 2021 a Gargaresh era tra i manifestanti del presidio “Refugees in Libya”, il presidio dei migranti che si sono accampati davanti a UNHCR Libya e da lì hanno gridato verso il mondo chiedendo di essere messi in salvo e di essere riconosciuti come fratelli e sorelle. In allegato vi mandiamo la foto di Maazin al presidio. Come sapete, solamente Papa Francesco e alcuni vescovi, i movimenti popolari come Mediterranea e poche altre realtà hanno accolto il grido di queste persone e hanno sostenuto la loro causa. Ma le autorità italiane ed europee non hanno voluto ascoltare il loro grido, grazie anche all’indifferenza di tanti, è così dopo 100 giorni di presidio le milizie libiche del DCIM sono intervenute, hanno disperso il presidio, hanno catturato molti dei presenti e li hanno deportati nel lager di Ain Zara. Mohamed era tra quelli. Mesi dopo l'UNHCR ha assicurato il suo rilascio, ma poi pare che Maazin sia stato abbandonato nelle strade. Oggi pomeriggio un nostro compagno ha ricevuto un video terrificante tramite messaggio su Facebook dal profilo Maazin, in cui si vede Maazin sotto tortura e una pistola puntata contro di lui mentre il rapitore chiede soldi. Vi mandiamo il video in allegato. Vi chiediamo di guardarlo. I nostri compagni stanno lavorando per capire cosa possono fare per lui, ma temiamo si possa fare poco.
Questa è la Libia, questo è il moderno abisso della desolazione, dove gli ultimi del mondo, come il povero Maazin, costretti a lasciare le loro terre per colpa dell’ingiustizia globale che noi teniamo in piedi, vengono bloccati perché noi europei, anziché sentire la necessità di un risarcimento è una riconciliazione, vogliamo solo che gli ultimi del mondo vengano tenuti lontano dal nostro benessere che si fonda sullo sfruttamento del Sud del mondo.
Maazin si trova in questa situazione per colpa nostra. Siamo noi i moderni ricchi epuloni, anzi siamo più colpevoli del ricco epulone del Vangelo perché noi, a differenza sua, abbiamo causato la condizione di miseria di questi poveri che respingiamo fuori dalle nostre porte.
Nel caso di Maazin poi c’è da dire una cosa: se quando era al presidio lui e gli altri fossero stati salvati, come chiedevano disperatamente, non sarebbe poi stato catturato dai trafficanti.
Quello che noi chiediamo a Voi pastori della Chiesa è di sentirvi padri anche di Maazin e di portarlo nella preghiera davanti a Dio. Gesù, che è Suo fratello, stenda dal Cielo la Sua mano su questo ragazzo di 15 anni prigioniero degli aguzzini e soprattutto aiuti noi, a cui Lui stesso dà il compito di continuare la Sua missione nel tempo e nello spazio, a salvarlo.
Video
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