PONTE SULLO STRETTO: URGENTE CONFRONTO TRA ESPERTI

Capo Peloro (foto Maria Ravesi nuovosoldo.com)
di Cettina Lupoi
La nota integrativa, alle varie relazioni tecniche ampiamente diffuse, del professore Antonino Risitano già docente di costruzioni di macchine al Politecnico di Torino e all’Università di Catania e dell’ingegnere civile Carmelo Cascio, posta di recente all’attenzione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella induce a pensare che sulla fattibilità del Ponte sullo Stretto sussistano al momento basilari problemi di natura ingegneristica di difficile soluzione.
È notorio che il comune cittadino si aspetti, su tale ambito, la massima trasparenza non solo dai progettisti, AD, Presidenti interessati alla costruzione di tale opera, ma anche dalle più alte cariche dello Stato che dovrebbero fare uno sforzo ulteriore per avvicinarsi, in quanto garanti della Costituzione e della democrazia, al comune sentire dei cittadini.
Tale nota integrativa associata ai rilievi di altri esperti su tale presunta rischiosità dell’opera, non possono infatti lasciare indifferenti tutti quegli uomini e donne di questo Paese che non solo hanno a cuore il futuro della propria terra, ma che temono la costruzione di una infrastruttura ad alto rischio o comunque al limite della sicurezza e della salvaguardia di ciascuno di noi.
A questo punto è chiaro a tutti che la questione non è solo relativa ad un ponte visto come “sfregio” al nostro incantevole Stretto e neppure ai danni al suo intero ecosistema o agli enormi disagi ai cittadini dell’area interessata, costretti per decenni tra macro cantieri a cielo aperto, che già da soli sarebbero argomenti sufficienti per contrastare l’opera, ma cosa ancora più grave, apprendiamo, si starebbe giocando con le nostre vite e con quelle dei nostri figli; in una società civile ciò non si può concepire né permettere. Leggiamo, non più tardi di qualche mese fa, di un ponte in costruzione crollato, due volte in quattro mesi, sul Gange. Avrebbe dovuto collegare i distretti di Klagar e Bhagalpur. Il ministro dei trasporti Nitin Gadkari, che aveva effettuato un’ispezione nell’area dopo il suo primo crollo nel 2022, aveva ricevuto come spiegazione ufficiale dal dipartimento competente che il cedimento era avvenuto a causa del vento.
Stiamo parlando di un’infrastruttura su un fiume, per quanto esteso, a più campate per una lunghezza totale di circa 2 km che si configurava all’avanguardia sotto il profilo ingegneristico da parte ovviamente dei soliti declamatori che, a quanto pare, si ostinano a perseguire disegni fortemente rischiosi e, nel caso specifico, criminogeni.
Al di là di ogni pregiudizio o presa di posizione, e non volendo assolutamente mettere in discussione gli studi pluridecennali effettuati dagli esperti coinvolti nella costruzione del Ponte sullo Stretto, consapevoli però che vi siano visioni contrapposte da parte di altri esperti sulla sua fattibilità tecnica e relativa sicurezza ci sembra lecito, come cittadini, richiedere immediate rassicurazioni in merito.
Pertanto sarebbe il caso di avviare, nei luoghi preposti, un confronto serio ed aperto al pubblico tra esperti della materia al fine di relazionare, spiegare e fugare ogni ombra di dubbio sulla fattibilità tecnica, sicurezza, ed affidabilità dell’opera. Non mi sembra che si stia chiedendo la luna ma semplicemente un coinvolgimento serio e costruttivo al di là delle rispettive posizioni.
Confronto, tra l’altro, che il professore Risitano da tempo auspica in tutte le sedi ma che a tutt’oggi gli viene negato e da cittadini ne vorremmo conoscere i reali motivi, trattandosi di un’opera di alta complessità ingegneristica che segnerà per sempre nel bene o nel male il futuro dei nostri figli.