La personalizzazione dei partiti politici

La personalizzazione dei partiti politici

di Giovanni Tomasello -

Da oltre trent'anni la politica italiana, soprattutto all'indomani di "tangentopoli" che spazzò via il vecchio sistema partitico (quello tradizionale per intenderci, nato a fine ‘800 quando cominciarono a nascere prima il Partito Socialista, poi il Partito Popolare e dopo il Partito Comunista, con i Liberali e Conservatori già facenti parte del Parlamento formato dopo l'unità d'Italia del 1861), è caratterizzato da una "personalizzazione" esasperata che mette al primo posto il proprio leader (con Meloni; con De Luca (Cateno); con Berlusconi; con Calenda; con Renzi).

Questo immiserimento del sistema partitico ha condotto ad avere un quadro politico nazionale ormai senza più ideologie, senza più valori, senza più quelle fondamenta che stanno/stavano alla base della organizzazione politica sancita dalla nostra Costituzione.

La nostra Costituzione dà ampio risalto al significato che un partito deve avere in difesa dei diritti e dei doveri di ogni cittadino.

Oggi, invece, i partiti, specialmente a destra (con Meloni, con Berlusconi in particolare) danno risalto alla figura del leader acchiappavoti nella speranza di rimanere a galla il più a lungo possibile.

A sinistra, al contrario, si tende ancora a tenere saldi i valori di solidarietà, di mutualità e di sussidiarietà che da sempre hanno e in parte ancora oggi caratterizzano questa parte politica. Questa scelta evidentemente alle ultime elezioni europee è stata azzeccata se, come abbiamo constatato, il P.D. è il secondo partito in Italia dopo Fratelli d'Italia, e Alleanza Verdi-Sinistra aumenta progressivamente i propri consensi.

Il 2024, a mio modo di vedere, ci consegna, analizzando i risultati delle ultime elezioni, un chiaro segnale che la popolazione italiana si è stancata di andare appresso al leader-messia di turno ed è molto più attenta al contenuto che la sinistra vuole lanciare con i suoi messaggi di unità e di partecipazione contro il disfacimento che proviene dalle destre.

Ma accanto a questo chiaro quadro istituzionale, esiste un esasperato populismo autodistruttivo che punta a scardinare l'attuale sistema non riuscendo nell'intento, ma pur sempre portatore di segnali pericolosi per la tenuta democratica del paese.

Mi riferisco a Sud chiama Nord di Cateno De Luca che a queste elezioni europee in maniera esasperata, piena di odio verso l'Europa e i valori costituzionali interni, desiderava ardentemente prendere il potere a tutti i costi fregandosene completamente dei diritti civili, sociali della comunità, e puntando unicamente al POTERE IN QUANTO TALE per imporre una linea che si è rivelata fortunatamente per l'Italia fallimentare.

E la Sicilia? E Messina? Che fanno? Come reagiscono? Se esiste un movimento di reazione...

La reazione a questo modus operandi irrealistico e fuorviante a Messina e dintorni non esiste. Il messinese è contento di De Luca, del suo operare gridando, del suo "modo di fare" sui generis, e continua a mietere consenso che adesso è ristretto ai confini locali, ridimensionato a livello regionale. Perchè Messina non ha un sussulto di orgoglio? Perchè continua a credere in un uomo che sta condannando una città al suo volere accettato passivamente?

L'unica via d'uscita risiede nelle prossime elezioni comunali del Giugno 2027. Abbiamo, cara sinistra (se ci sei batti un colpo!) una grande occasione di preparare nell'arco di tre anni la riscossa, la rivincita. Basta crederci e iniziare da subito, con una COSTITUENTE PROGRESSISTA che parta da Messina e coinvolga tutti i movimenti politici, associazioni, luoghi di confronto libero e solidale, che esistono e che aspettano solo la SCOSSA per tornare a galla.

E la scossa deve provenire da noi (anche semplici cittadini come il sottoscritto) che lavora instancabilmente per una Messina finalmente libera dai lacci e lacciuoli di un sistema politico basato sull'uomo solo al comando, per far rivivere, nei limiti odierni, quel grande periodo di autorevolezza, solidarismo, comprensione, aiuto reciproco, che ha caratterizzato i quattro anni della Giunta Providenti.